Tempo di lettura: 3 minuti, Autrice: Valentina Chessa
Ormai siamo tutti consapevoli di come il mercato del lavoro sia cambiato e stia continuando a cambiare.
Siamo di fronte ad una costante trasformazione nel mondo del lavoro: che vede vecchi mestieri sparire, alcuni trasformarsi in qualcos’altro ed il nascerne di nuovi in base alle necessità dei business.
Te ne elenco alcuni che sicuramente hanno un impatto importante su questo cambiamento:
Si parla di quarta rivoluzione industriale, di digital transformation, di nuovi paradigmi produttivi e nuovi modelli organizzativi, senza però tralasciare le ricadute che si sono avute sulla domanda di nuove competenze e professionalità.
Da una recente ricerca condotta dal Sistema Informativo Excelsior le tre principali criticità presenti nell’attuale mercato del lavoro sono:
Sempre dalla ricerca del Sistema Informativo Excelsior viene evidenziato come il tessuto produttivo sia sempre più orientato al mondo digitale così come lo sono le competenze chiave ricercate dalle aziende:
Riprendendo ciò che dice il giornalista Andrea Granelli:
la sfida è sia tecnica che culturale, non si tratta più di inserire in azienda tecnologie, computer, piattaforme applicazioni, etc., ma di associare alla componente tecnica anche quella umana e artistica.
Viene introdotto infatti il concetto di “artigiano del digitale” cioè colui/colei che ha “la capacità di concettualizzare, di astrarre, di riflettere, ha l’esercizio del pensiero critico, la mentalità indiziaria, l’abilità nel dare senso alle cose”.
Emerge quindi l’importanza di una cultura del digitale e delle e-skill nella loro complessità, del modo di vivere il mondo digitale e di come le vecchie e nuove generazioni si approcciano a questo.
Diventa inevitabile investire sul capitale umano, orientare i lavoratori attuali e futuri tali ai nuovi sistemi e alle nuove tecnologie che vanno ad integrare e migliorare, non solo sostituire, i sistemi conosciuti fino ad oggi.
Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento – Darwin
Le parole d’ordine sono quindi flessibilità e adattamento, caratteristiche oggi fondamentali per restare competitivi nel mercato del lavoro.
Questi concetti devono essere tenuti ben in mente da tutte le parti chiamate in causa in questo continuo processo di cambiamento: lavoratori, aziende istituti/enti formativi e pubblica amministrazione.
Infatti se è vero che i lavoratori devono sviluppare nuove competenze, sia tecniche che trasversali, è altrettanto vero che gli enti formativi e la pubblica amministrazione devono dare tutti gli strumenti possibili alle persone e alle aziende per farle evolvere: per fare questo è fondamentale che ci sia comunicazione reciproca tra ambito formativo e tessuto produttivo.
L’Osservatorio delle Competenze Digitali mette in evidenza come il numero di laureati e diplomati provenienti da studi di tipo informatico sia insufficiente a coprire la domanda di professioni ICT, e la crescente difficoltà delle imprese ad attrarre e reperire profili adeguati alle nuove sfide.
Inoltre vi è una richiesta sempre più emergente di competenze digitali, anche in ambiti non strettamente legati all’ICT (come industria della moda, industria meccanica, Hospitality e settore pubblico).
Diventa importante capire quali possano essere gli strumenti che permettono quanto più possibile di colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro.
Riporto di seguito uno schema elaborato dall’Osservatorio delle Competenze Digitali 2017 dove vengono delineati gli interventi da valutare:
E’ possibile dire che i benefici dell’innovazione sono quindi strettamente legati alla capacità della società di adeguare il capitale umano alla trasformazione digitale.
Di seguito inserisco alcune fonti che ho consultato per elaborare questo articolo: