Skip to content

Influencers, brand ambassador… quale serve davvero al tuo business?

Influencer o non influencer? Questo è il problema

Se hai un’attività sicuramente ti sarà capitato di riflettere sul mondo dei social e porti l’amletica domanda: influencer o non influencer, questo è il problema! Ecco, oggi voglio aiutarti a trovare una risposta adatta a te e al tuo business. 

Devo davvero avere un influencer?

Partiamo da quella che, probabilmente, è la domanda che ti ha portato a leggere questo articolo: devo davvero lavorare con gli influencer? La risposta che ti posso dare è che non ci sono né regole né obblighi, solo opportunità. 

Se produci o commercializzi prodotti per il pubblico, ti consiglio di prendere seriamente in considerazione l’idea di lavorare con influencer, ma anche se ti occupi di B2B o di prodotti meno usuali puoi trarre giovamento da una collaborazione di questo tipo. Per prima cosa sappi che l’influencer non è un sostituto del testimonial e che può portare diversi vantaggi al tuo business, sia in termini di vendite che di brand awareness. 

Prima, però, di ragionare sulla sua essenzialità, è meglio approfondire le diverse varianti di influencer, così da poter scegliere la figura più adatta al proprio scopo. Questo non vuol dire che ogni brand debba collaborare con solo una di queste figure ma nemmeno con tutte: il mix va creato a seconda dei risultati che si vogliono raggiungere, del settore in cui ci si muove e delle risorse a disposizione. 

Influencer: carta d’identità

Ma che cos’è un influencer? Prima di capire se ce ne serve uno, infatti, è meglio partire dal comprendere chi sia e che cosa faccia questa figura. 

Possiamo definire un influencer una persona che sui social ha più di 100.000 follower e che ha una popolarità tale da influenzare l’opinione o gli acquisti di chi lo segue. Un influencer, quindi, di lavoro posta materiale relativo a un brand con lo scopo di recensirlo e spingere il suo pubblico a provarlo; ho specificato che questo è il suo lavoro perché le attività con gli influencer sono a pagamento. 

L’influencer normalmente sceglie accuratamente i brand con i quali collabora poiché la promozione, seppur pagata, non deve risultare una marchetta: l’influencer ci mette la faccia, consigliando al suo pubblico un prodotto che, se scadente o non in target, rischia di fargli perdere la sua popolarità e, quindi, di minare la sua reputazione (che è ciò che gli consente di trovare brand da promuovere). Ti do un consiglio dunque: diffida dagli influencer che non testano il tuo prodotto prima di promuoverlo e scegli influencer sempre in linea con il tuo target

Quando è utile lavorare con un influencers? Per me questo tipo di collaborazione diventa interessante e utile quando influencer e prodotto sono in linea per il target e risultano credibili (non chiedo a un influencer green di promuovere la mia nuova linea di patatine fritte nell’olio di palma e confezionate una ad una nella plastica) e l’obiettivo del brand è aumentare la brand awareness: se il tuo marchio è poco conosciuto, se lanci sul mercato un nuovo prodotto o se hai recentemente concluso un rebranding ti servirà qualcuno di popolare che ti faccia conoscere al tuo pubblico di riferimento. 

Micro influencers: sono la stessa cosa?

Passiamo ora ai micro influencer: non sono popolari tanto quanto gli influencer ma godono di un pubblico ristretto ma fidato. Sono persone mediamente popolari, non attirano l’attenzione dei vecchi media ma sono molto conosciuti nella loro cerchia. Per questo motivo generalmente chiedono compensi inferiori rispetto agli influencers o accettano lavori in scambio merce. 

Il loro profilo è interessantissimo per chi ha un target ben definito, di nicchia potremmo dire, e vuole far conoscere a questo pubblico il proprio prodotto e stimolarlo all’acquisto. Inoltre sono un panel perfetto per i test pre lancio. 

Non lasciamoci scoraggiare dai numeri: se iniziamo a collaborare con un micro influencer non vogliamo ottenere popolarità ma vogliamo parlare direttamente al nostro pubblico e i micro influencer hanno un altissimo tasso di fiducia (proprio perché spesso lo fanno per passione e non solo per denaro). 

Bonus: le collaborazioni con i micro influencer, essendo meno costose, spesso permettono di intraprenderne più di una in contemporanea. Questo genera buzzing e spinge gli utenti a provare e pubblicizzare a loro volta quel prodotto, generando UGC (User Generated Content). Questi contenuti spontaneamente prodotti dagli utenti e messi in rete, non faranno che aumentare la popolarità del tuo prodotto e del tuo brand e spingere sempre più persone a fare lo stesso. Attenzione però: prima di mettere in moto questo meccanismo assicurati di avere a disposizione uno staff che si occupi del repost di questo materiale (non lasciare che venga dimenticato, sfruttalo sui tuoi canali social e nelle tue presentazioni aziendali!) e della gestione di eventuali richieste (domande sul prodotto, richieste di informazioni, lamentele o richieste di nuove collaborazioni). 

Brand ambassador: gli ex testimonials

Come ultima categoria, incontriamo i brand ambassador. Questi ultimi in realtà possono essere sia influencer che persone con poco seguito sui social: si tratta, infatti, di figure scelte per il ruolo che ricoprono fuori dal mondo social e non per il numero dei loro follower. 

Si tratta di persone che hanno una grande credibilità tra il proprio pubblico, ma questa non è data dalla popolarità ma dalla loro esperienza. Parliamo di chef, sportivi, artisti… gli ex testimonial. In questo caso l’azienda sceglie il proprio brand ambassador non tanto per giovarne in popolarità, ma per fare un’associazione di valori tra il prodotto che vende e il testimonial scelto.

Ma quindi, chi devo scegliere? 

Questo breve elenco di alcune delle figure che possono aiutare il tuo brand a crescere potrebbe aver generato più dubbi che risposte, per questo motivo voglio fare un esempio pratico. 

Supponiamo che tu abbia un’azienda che produce e vende diversi tipi di farina: farina integrale, farina per dolci, preparati a base di farina, farina senza glutine… e che tu decida che è arrivato il momento di avvalerti dell’aiuto degli influencer per farti conoscere e aumentare le vendite. 

Innanzitutto potresti appoggiarti a un influencer, magari a una food blogger, che faccia conoscere il tuo marchio ad un pubblico ampio postando foto dei tuoi prodotti, parlandone nelle stories e scrivendo un breve articolo dedicato ai diversi tipi di farina in commercio, da pubblicare sul suo blog (attività che gioverà anche alla tua SEO).

Potresti, poi, iniziare a collaborare con diversi micro influencers: un life style blogger per mostrare le proprietà benefiche di alcune tue farine, una food blogger per mostrarne la versatilità in cucina, un’artista che le usi nei suoi quadri… In questo modo otterrai tante conversazioni sul tuo prodotto, ognuna dedicata ad un pubblico mirato e, soprattutto, tantissimi contenuti di qualità (se avrai fatto bene la selezione iniziale) da utilizzare sul tuo sito, ricondividere sui social e sfruttare nelle presentazioni aziendali. 

In ultimo, quando avrai ottenuto già dei buoni risultati e avrai un budget maggiore da investire, dovresti individuare il settore sul quale vuoi puntare maggiormente e scegliere un brand ambassador. Supponiamo che tu abbia deciso di puntare sul mondo Ho.Re.Ca. e che le farine per dolci siano il prodotto che vuoi spingere maggiormente per aprirti questo mercato: sceglierai un pasticcere che sia in linea con i valori del tuo brand (magari cucina dolci healthy o per diabetici o per celiaci o, al contrario, dolci della tradizione) e firmerai con lui un accordo di esclusività per la promozione del tuo marchio. 

 

Sicuramente questo tema merita una riflessione più lunga ma può essere un buon inizio per iniziare a capire come muoversi in un mondo fatto di figure sempre più sfaccettate e fondamentali per la riuscita di un brand, sia che venda online che offline, sia che si rivolga al consumatore finale o ad altre aziende.