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Digital Experience nell’era dell’Artificial Intelligence e del Machine Learning

Progettare la Digital Experience nell’era dell’Artificial Intelligence e del Machine Learning

Il lavoro dell’experience designer nell’era dell’Artificial Intelligence e del Machine Learning è indubbiamente legato alle nuove tecnologie in ambito digital.

Se nella decade scorsa sono stati gli smartphone e l’approccio mobile first a definire il modo di progettare, oggi sono il Machine Learning e l’Artificial Intelligence a farlo.
Queste tecnologie fanno parte ormai del nostro quotidiano, basti pensare agli assistenti vocali di Apple e Google “Siri” e “Alexa”, all’identificazione tramite “Face ID”, oppure ai suggerimenti che piattaforme come Netflix elabora in base alle nostre scelte precedenti.

Questi esempi ci possono far cadere nell’errore di pensare che queste tecnologie sono riservate ai grandi player. Ma sono queste stesse aziende (Microsoft, Google, IBM e Amazon) a metterle a nostra disposizione, dandoci la possibilità di sperimentare e capire le loro potenzialità, senza necessariamente avere un background da tecnico.

In che modo il Machine Learning e A. I. stanno influenzando la progettazione digital?

Possiamo dire che sono stati gli smartphone ad introdurre nuove tecnologie nel nostro quotidiano, facendo emergere nuovi modi di interazione: voice interfaces, computer vision, predictive interfaces, bots, augmented reality e virtual reality.

Portando l’esperienza digitale oltre lo schermo e facendo diventare sempre più sottile la linea tra il mondo digital di quello fisico, sono stati generati nuovi scenari.

Esperienze più personalizzate (Personalized Experience)

Si passa da un approccio di massa ad un approccio più personalizzato con l’obiettivo di fidelizzare il cliente. Parliamo di personalizzazione di contenuti sulla base dei gusti e preferenze manifestate in precedenza dall’utente.

Piattaforme come Netflix, ad esempio, fanno uso del Big Data per suggerire nuovi film ai propri utenti.
La personalizzazione arriva anche al Design: Snapchat è in grado di riconoscere il luogo in cui viene scattala la foto, dando la possibilità all’utente di prenotare un taxi per quel luogo direttamente tramite l’app.

Questa personalizzazione ha ampie potenzialità anche nel settore commerce, sia fisico che digital, con la personalizzazione dell’esperienza di acquisto.

Snapchat

Interazione Vocale (Voice Interface interaction)

Le A.I hanno fatto emergere le interazioni vocali. Gli assistenti vocali si sono rapidamente diffusi cambiando le nostre abitudini e cambiando anche le interfacce digitali da GUI (Graphical User Interfaces) a VUI (Voice User Interface). I continui sviluppi dell’A.I e del Machine Learning stanno rendendo le interfacce vocali sempre più umane e naturali.

Google sta facendo passi da gigante in questo settore. Basti vedere Google Duplex, una funzionalità di Google Assist che chiama e fissa direttamente gli appuntamenti, previa interazione con l’interlocutore. La conversazione è talmente naturale che chi riceve la telefonata difficilmente si accorge di star parlando con un A.I.

VentureBeats

AR/VR come parte integrante delle Esperienze di Acquisto

L’arrivo del 5G creerà nuovi scenari, specialmente in ambito AR/VR. L’utilizzo di queste tecnologie in ambito retail modificherà sicuramente le nostre abitudini e la nostra esperienza di acquisto.

Un esempio interessante che permette di capire le potenzialità di  AR/VR è l’app di Nike che, tramite l’utilizzo della fotocamera, permette all’app di scansionare la lunghezza dei piedi e di suggerire il numero di scarpe più adatto in base al tipo selezionato.

Un altro interessante esempio è la Myty App creata per far vivere all’utente una Interior Designing Experience. L’app utilizza la realtà aumentata per modificare il posizionamento dei mobili (o il colore delle pareti, o la disposizione dei quadri, …) all’interno della casa, in tempo reale.

ARTY – Augmented Reality Apps Development

In questo ambito così Tech, che ruolo ha il designer?

Anche se può sembrare un argomento estremamente tecnico, noi designer abbiamo un ruolo fondamentale in questo contesto.

All’inizio le nuove tecnologie, e i prodotti che le adottano, vengono sperimentati quasi immediatamente dagli utenti. Il loro successo e la loro completa adozione però dipenderà da quanto l’utilizzo dei nuovi prodotti soddisfano i bisogni e le aspettative dell’utente, di come si adattano in modo naturale al contesto.

La definizione del problema continua ad essere un elemento chiave. Noi designer, tramite l’approccio del Design Thinking, abbiamo strumenti utili alla definizione del problema,
degli scenari e della progettazione di soluzioni. Siamo abituati a rispondere a domande come:

  • Qual’è il problema?
  • In quale momento della Customer Journey si inserirebbe meglio?
  • Come può essere reso più intuitivo il suo uso?
  • Quale sono le aspettative giuste da generare nell’utente?
  • Come far sì che il comportamento dell’utente corrisponda alle capacità del sistema?
  • In che modo le nuove tecnologie vanno ad aiutare l’utente o ad interferire nella sua vita?
  • Cosa potrebbe far fallire il nostro prodotto/servizio e cosa possiamo fare per far sì che ciò non accada?

Siamo dei facilitatori abituati a fare da collante tra diverse aree di competenza, riuscendo a far convergere gli stakeholder verso una soluzione che tenga conto di tutte le prospettive, inclusa quella dell’utente.

Conclusioni

Approfondire le nostre conoscenze sul Material Design ci permetterà di vedere la progettazione da un’altra prospettiva, di immaginare nuovi scenari, di capire come sfruttare al meglio le potenzialità delle A.I e M.L. Ci permetterà di progettare esperienze digitali che abbiano un impatto positivo e portino valore nella vita di tutti, perché alla fine lo scopo di tutto e di tutti (designer e non) non è altro che questo.

 

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